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Decorati (De Cobelli)

Maggiore AUGUSTO DE COBELLI

 (Novara, 1909 – Valle Idice, 23 marzo 1945)

Maggiore in servizio permanente effettivo
Comandante Battaglione “L’Aquila”
Gruppo di Combattimento “Legnano”

Maggiore Augusto De Cobelli

 

 

 

Uscito sottotenente della Scuola Militare di Modena nel settembre 1932 e frequentata l’applicazione d’arma, fu destinato al 6° reggimento alpini dove conseguì due anni dopo la promozione a tenente.
Frequentò nel settembre 1936 il 15° corso di osservazione aerea a Cerveteri ed ottenuto il brevetto di osservatore, prestò servizio presso la 35ª squadra Osservazione Terrestre a Bolzano dal marzo all’ottobre 1936. Partì volontario per l’Africa Orientale Italiana e dopo aver partecipato ai cicli operativi di grande polizia coloniale nel Goggiam e nell’Amhara rimpatriò alla fine del 1939.

 Destinato al battaglione “Valtellina” del 5° alpini, entrò in guerra sul fronte occidentale nel giugno 1940. Passato al
battaglione “Tirano” partecipò alla campagna contro la Grecia al comando della 48ª compagnia.
Promosso capitano nel 1941, con anzianità gennaio 1940, fu ammesso al 71° corso della Scuola di guerra, ultimato il quale, fu assegnato in servizio di Stato Maggiore al Comando della 6ª Divisione alpina “Alpi Graie”. Il 29 settembre 1943, passate le linee, fu incaricato di costituire il battaglione “L’Aquila” di cui assunse il comando con la promozione a maggiore.

Entrato a far parte del Gruppo di combattimento “Legnano” partecipò alla guerra di liberazione dal 15 gennaio 1944. Ferito gravemente nel fatto d’arme del 23 marzo 1945 in Val d’Idice nei pressi di Bologna, si spense lo stesso giorno nella 51ª sezione di sanità.

 

Motivazioni della Medaglia d’Oro al valor militare “alla memoria”

Ufficiale di leggendario valore, già ripetutamente distintosi in precedenti campagne, sapeva creare in pochi mesi dal nulla un battaglione alpino di saldissime qualità spirituali e operative che portava al fuoco suscitando l’ammirazione dei vecchi e già provati battaglioni del reggimento e delle truppe alleate. In una ricognizione da lui diretta oltre le linee, effettuata per valutare la consistenza dell’occupazione nemica, su di una posizione la cui conquista avrebbe meglio salvaguardato l’integrità della difesa e creata la necessaria premessa per la prossima azione offensiva, cadeva eroicamente.
Col suo sacrificio egli volle infondere in ciascuno dei suoi alpini la sicurezza ed il mordente che nutriva nel proprio cuore. Ci è riuscito quando il suo esempio è diventato comandamento e la leggenda a tutti gli alpini ragionanti tra loro e di continuo del loro giovane maggiore che era andato più avanti di tutti e, che era caduto primo tra tutti, insegnando con così semplice naturalezza quale fosse la via dell’onore e della gloria.

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